Apprendere per conoscere, attuare e innovare il proprio skill design
Autrice Alessandra Lupinacci

“Ogni azione è apprendimento; ogni esperienza è crescita e superamento; ogni scoperta diventa la risorsa per produrre meglio, in modo più compatibile, più generativo” (Donadio, #Learning Organization, 2021)
In quanti modi si può allenare l’apprendimento oggi? Le domande sono, da sempre, la strada maestra di quello che il designer chiama processo iterativo. Tutti viviamo, non sempre consciamente, di fasi di pensiero convergenti e divergenti.
Cosa accadrebbe se provassimo ad applicare questo approccio anche alla ricerca di lavoro, di nuove occasioni di business, di opportunità di crescita professionale?
Se tutto questo fosse progettualità e, pertanto, non lasciato al caso?
Abbiamo visto qui, in che modo progettare sia sinonimo di cura della propria identità personale e professionale.
Stavolta approfondiremo come la formazione sia quanto di più competitivo un professionista – alle prime armi o con esperienza – possa inserire nel proprio curriculum e nella propria “materia grigia”.
Proprio come un progetto con solide basi di architettura dell’informazione, sarà sfidante – e a tratti divertente – considerare il nostro cervello come una piattaforma densa di livelli e strutture di apprendimento, con accesso a diverse modalità di interazione e, quindi, soggetto a diversi tipi di esperienze.
Leggiamo, ascoltiamo podcast, partecipiamo a corsi e video corsi, ma non sempre decidiamo scientemente quali temi approfondire e perché. E non lo facciamo in funzione di una crescita professionale, ma di curiosità e interessi, magari momentanei.
Con 5 consigli per progettare la propria esperienza di apprendimento, proviamo a ragionare sugli elementi che contraddistinguono conoscenze, approccio all’apprendimento e formazione tout court. Riflettiamo su come il fare progettualità significhi partecipare attivamente alla nostra proposizione unica di valore come potenziali candidati.
Ogni consiglio si traduce in una domanda. Ogni domanda racconta per quale motivo, le tante risposte possibili, ti aiuteranno a proporti al meglio al mercato del lavoro.
- Cosa mi appassiona oggi, come persona e professionista?
Scegli di formarti anche su temi che sembrano non essere pertinenti con la tua professione. Cosa ti fa sorridere o ti attrae come un magnete? Quale argomento, disciplina, settore, sport, hobby, idea senti più nelle tue corde?
Perché rispondere a questa domanda?
Scegliere deliberatamente un momento di apprendimento e riservarlo a qualcosa che stuzzica la nostra curiosità, ci renderà persone più aperte e soddisfatte di noi stesse. Aumenterà l’autostima e, se da un lato saremo più performanti anche sul lavoro, dall’altro avremo favorito lo sviluppo di skill come l’intraprendenza, l’approccio creativo e il pensiero sistemico e laterale (sviluppare apprendimento su qualcosa che sembra esulare dalle nostre attività professionali, ci renderà più competitivi). Aspetti da raccontare nel CV e durante un colloquio.
- Dove sto raggiungendo i miei risultati migliori?
Qual è stato l’ultimo progetto di successo? In quali aree riesco a dare il meglio di me? Quali strumenti ho utilizzato e chi mi è stato di ispirazione?
Perché rispondere a questa domanda?
Di nuovo, cavalcare l’onda di una predisposizione ci sarà di aiuto per raggiungere buoni risultati. Leggere un libro su nuove tecniche o approcci, ascoltare un TEDx, partecipare a un corso di formazione su una specifica materia professionale (da Excel a Figma, dal design organizzativo ai test di usabilità), ci darà ulteriore occasione di consapevolezza e, quindi, di narrazione.
- Cosa ho imparato di nuovo questa settimana?
Quali dubbi ho condiviso col mio team? Quante domande ho posto per arrivare alla risoluzione di un problema? Quali nuovi termini in inglese ho fatto miei? Quale libro ho finito di leggere? Quale persona nuova ho conosciuto o nuovo caffè ho preso con qualcuno fuori o dentro la mia rete?
Perché rispondere a questa domanda?
Apprendere continuamente è il modo migliore per evolvere. La differenza è tutta nell’ascolto attivo e nella volontà di elaborare le informazioni in modo costruttivo per sé. Inoltre, il desiderio di imparare è una delle soft skills più importanti, insieme alla gestione delle emozioni, alla capacità di prendere decisioni e alla sensibilità alla diversità per curare nel tempo la propria employability.
- Dove mi portano i miei miglioramenti?
Tengo traccia delle mie evoluzioni? Mi è capitato di cambiare idea? A che proposito e perché? In che modo tutto questo mi rende migliore come persona e professionista?
Perché rispondere a questa domanda?
Questa quarta domanda è il passaggio cruciale che ci porta dal learner al designer. Non solo esperienze di apprendimento in funzione di un’identità sempre più employable, ma design di esperienze in funzione di cosa è significativo per ciascuno di noi. È emblematica la tecnica della empathy map, dove i gruppi di lavoro gestiscono le 6 sezioni in cui l’utente: 1) pensa e sente; 2) ascolta; 3) vede; 4) dice e fa; 5) dolori; 6) valori (M. Lavazza, 2016). L’utente, in questo caso, siamo noi.
- Sto raccontando il mio skill design come punto di partenza?
Mi sto facendo ispirare da ciò che imparo, che conosco, approfondisco, innovo? Trasformo in condivisione quanto può diventare di valore per il mio network?
Perché rispondere a questa domanda?
Tutto è design in funzione di ciò che ci accoglie e si fa condivisione attraverso di noi. Raccontare come e in quali aspetti la nostra identità professionale si sta sviluppando è quanto di meglio possiamo fare se stiamo cercando nuove opportunità ma anche se non lo stiamo facendo attivamente.
Appassionarsi, capire cosa ci muove verso il prossimo step e cosa, in concreto, ci fa progettare la nostra esperienza di apprendimento, non è sufficiente.
È necessario raccontarlo, attraverso un buon portfolio certo, ma ricordandosi che il raggio d’azione dei contenuti condivisi sui social è molto potente, con pianificazione e costanza – non è forse anche questo design? – il nostro personal branding può essere un alleato che va oltre ogni CV.Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà in una recente intervista ha affermato: «Il lavoro oggi è sempre più un percorso e meno un posto». Ecco perché:
“apprendere è un’esperienza per la quale la conoscenza raggiunta finisce per pormi altre domande, il che implica che io esca continuamente dal terreno del saputo.” (Donadio, #Learning Organization, 2021)
Si parla molto di futuro del lavoro, ma stiamo già vivendo una dimensione che non è mai stata più fluida di così. Oggi abbiamo la grande occasione di essere il nostro valore aggiunto: workers, learner e designer. Consapevolmente.
Bibliografia
- Alessandro Donadio, #Learning Organization, 2021
- Cit. Giorgio Vittadini, articolo di Andrea Carli su Il Sole 24 Ore: https://www.ilsole24ore.com/art/nel-primo-semestre-2021-offerti-560000-posti-tre-casi-dieci-difficile-o-impossibile-trovare-candidati-AEzXzvW
- Progetto Ulisse in collaborazione con l’Università degli Studi di Pisa: https://ulisseproject.eu/wp-content/uploads/2020/01/ULISSE_Soft_Skills_MindMap_IO2.pdf
- Maria Cristina Lavazza, Le Empathy map, 2016: https://www.mclavazza.it/le-empathy-map/